Il caso di Shi Zhengli e degli altri scienziati additati come “untori” dai complottisti
Tra gli esperti in tutto il mondo che si stanno distinguendo nella lotta contro il nuovo Coronavirus è degna di menzione la storia della virologa Shi Zhengli. In dieci anni di lavoro ha contribuito a creare un database sui virus dei pipistrelli. Se oggi sappiamo, dall’analisi del genoma, che il 2019-nCoV presenta tracce di un coronavirus tipico di questi animali, lo dobbiamo anche a lei.
Queste conoscenze sono fondamentali per capire come difenderci dal virus che sta mettendo in crisi la Cina, obbligando le autorità sanitarie mondiali a prendere misure di sicurezza, per evitare che divenga endemico, trasformando l’epidemia in pandemia. Oggi la scienziata deve invece far fronte a una macchina del fango che la individua come l’untrice dell’epidemia. Poco importa se ha guidato il team di ricerca che dimostrerà come il virus condivida il 96% dei geni con un ceppo che colpisce i pipistrelli. Pazienza se altri colleghi hanno potuto constatare la validità dei dati.
La macchina del fango dei complottisti
Shi Zhengli raccoglie le sue scoperte passando la vita nelle grotte, tra i pipistrelli. Le informazioni vengono così raccolte dal National Biosafety Laboratory di Wuhan. Si tratta dello stesso laboratorio di cui fa menzione David Cyranoski, su Nature nel 2017. Riportava solo le preoccupazioni di alcuni scienziati, in merito alla sicurezza del progetto. Né Cyranoski, né Zhengli potevano immaginare che quel testo sarebbe diventato una delle principali fonti dei complottisti, collegando il laboratorio a un piano di guerra batteriologica, da cui sarebbe trapelato il virus, allo scopo – secondo alcune versioni – di lucrare sulla vendita di un vaccino.
Diverse testate internazionali prendono sul serio l’ipotesi del virus «ingegnerizzato». Così Nature ha dovuto aggiornare l’articolo, spiegando in una nota in cima al testo, che le tesi di complotto sul laboratorio di Wuhan sono prive di fondamento:
«Nota degli editori, gennaio 2020: molte storie hanno promosso una teoria non verificata secondo cui il laboratorio di Wuhan discusso in questo articolo avrebbe avuto un ruolo nell’epidemia di coronavirus iniziata nel dicembre 2019. Nature non è a conoscenza di prove che ciò sia vero; gli scienziati ritengono che la fonte più probabile del coronavirus sia un mercato di animali».
Ma tanto basta perché, anche in Cina, Zhengli diventi l’untrice del nuovo coronavirus. La sua colpa sarebbe quella di essere principalmente una donna di scienza, come tutti quelli che non sono riusciti a prevedere che il virus potesse diffondersi direttamente tra le persone.
Certo, si trascura il fatto che proprio un medico cinese ha letteralmente speso la vita, nel tentativo di avvisare in tempo le autorità dell’infezione. Li Wenliang è stato costretto alla abiura dal Governo – il parallelo con Galileo non è casuale – firmando un documento dove definiva le sue tesi “allarmiste”; finendo per essere ucciso dal virus.
Shi Zhengli non è un caso isolato: sono tanti i precedenti
Non è la prima volta che la disinformazione e il rifiuto di accettare la realtà fanno danni, da prima verso gli scienziati – rei di lanciare un allarme o di non poter prevedere qualcosa che ancora è insondabile – poi contro intere comunità. Il medico ungherese Ignác Semmelweis vissuto nel XIX Secolo, cercò di raccomandare ai suoi colleghi di lavarsi le mani prima di trattare le partorienti. Si accorse infatti che in qualche modo i medici potevano trasmettere delle infezioni ai pazienti.
Venne quindi screditato dai suoi pari – offesi da una teoria che li avrebbe “accusati” – e finì i suoi giorni in manicomio. Solo più di dieci anni dopo la sua morte gli studi di Louis Pasteur dimostrarono inequivocabilmente l’esistenza delle contaminazioni batteriche. Ci siamo occupati in articoli precedenti dei tanti medici minacciati, perché accusati di essere in combutta col presunto “business dei vaccini”. Ci sono anche ricercatori sotto scorta a causa di attacchi bio-terroristi. In Puglia chi ha cercato di lanciare l’allarme della Xylella nel 2013, prima che fosse troppo tardi, venne additato come untore.
La virologa di fama mondiale Ilaria Capua è stata indagata invece perché accusata di lucrare sulla produzione dei vaccini; un modo strano di ringraziare la scienziata che – contribuendo a rendere pubblici i dati sui virus – ha dato un aiuto importante, anche alle ricerche su quello che ci preoccupa oggi dalla Cina.
Chi sono gli “eroi” dei teorici di complotto
Ma secondo i complottisti gli eroi sarebbero altri. C’è chi per esempio cerca di promuovere i preparati omeopatici, citando le ipotesi di complotto sul laboratorio di Wuhan e il business dei vaccini. Altri “ricercatori” dall’India realizzano “studi choc“, che fanno eco alla tesi del «virus ingegnerizzato», riscontrando presunte discendenze da quello dell’Hiv. Tutto quello che ottengono come prova è una piccola sequenza genetica, che effettivamente si trova anche nel virus dell’Aids. Per gli addetti ai lavori è una palese coincidenza, come ha recentemente spiegato Enrico Bucci su Facebook:
«Due sequenze sono tipiche del coronavirus di pipistrello, mentre delle rimanenti due solo una è davvero conservata con HIV, ma è lunga solo 6AA, il che significa che il dato è puramente casuale».
Non dovremmo aver bisogno di eroi, ma di esperti che possano lavorare serenamente
Immaginiamo di aprire un libro in una pagina a caso e di trovarci la seguenza di lettere «lago di Como». Molti potrebbero pensare che si tratti dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni; ma potrebbe anche trattarsi di un libro di geografia, o di un altro romanzo ambientato in Lombardia. È come se i ricercatori indiani avessero sostenuto che il Manzoni è tra gli autori di un libro di geografia, solo perché in una pagina hanno trovato riferimenti a «quel ramo del lago di Como».
Insomma, le coincidenze capitano, ma in certi contesti, dove non abbiamo tutti gli strumenti per comprendere, è molto facile scambiare una correlazione casuale insignificante, in una causalità significativa. Nulla di eroico dunque, solo potenziali intralci al lavoro di tanti altri ricercatori, come Shi Zhengli, che cercano di salvare vite e far progredire la civiltà, facendo ogni giorno il proprio dovere. Ma il coraggio in fondo, nessuno se lo può dare.
Foto di copertina: World Society for Virology | La virologa Shi Zhengli.
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